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L'attrito della vita. Indagine su Renato Caccioppoli matematico napoletano - Recensione

Lorenza Foschini

L’attrito della vita. Indagine su Renato Caccioppoli matematico napoletano

La nave di Teseo, 2022

 

Il ritratto di un matematico. Anzi no, della scienza matematica, nella figura di Renato Caccioppoli,  sullo sfondo di una Napoli intrisa di affabile garbo e spirito ribelle.  Un dipinto dei suoi singolari tratti caratteriali, a cominciare da quei momenti in cui, nel tessuto morbido e compatto della sua semplicità, emerge, all’improvviso, una punta di sfrontatezza. Questo, infatti, è il modo brusco in cui la matematica spesso ci presenta le sue verità inattese, tali da spiazzare la nostra intuizione. Eppure, anch’essa, come un uomo adulto e colto che continui a giocare, rimane adorabile, con la sua anima infantile, che guarda alla realtà con occhi curiosi, alla ricerca di un nuovo stupore da regalare al mondo. Un teorema è tanto più bello quanto più ci sorprende. Il matematico non sogna le conquiste annunciate, le conferme di convinzioni diffuse. Originalità e coraggio sono i suoi principali valori, come per un artista d’avanguardia. Forse, sfogliando queste pagine, il lettore avvezzo alle opere di divulgazione si aspetterebbe la consueta poesia dell’infinito: una melodia certo incantevole, ma suonata ormai troppe volte. E, per un grande matematico, niente più che un saporito pane quotidiano. Ogni mente superiore ha bisogno di ben altro: di un margine di libertà, un luogo segreto in cui riporre le sue inquietudini profonde. Caccioppoli l’ha trovato nel temibile confronto con il finito, con una conoscenza compiuta e perfetta, che non permetta di andare oltre. Sulla scia di questa arcana vertigine,  la penna di Lorenza Foschini percorre la storia del suo illustre ascendente con il tocco leggero di una farfalla innamorata dell’ignoto. Il suo volo è una delicata danza letteraria tra rigore di cronaca e rispetto dell’intimità, e si muove sul sottile crinale del mistero: quello del genio che, attraendoci verso di sé, ci tiene sempre a debita distanza dal suo fuoco. Perché quella fiamma, mentre consuma lentamente lui, in un attimo accecherebbe noi. 

 

Margherita Barile

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